C’è una calma gentile a quest’ora in reparto. Le visite sono appena terminate e un confortevole silenzio ha preso il posto del vociare animato dei parenti, delle rumorose pacche date su spalle improvvisamente più basse, dei baci stampati su guance pallide e stanche, delle risate giocose di sorelle e fratelli maggiori che si rincorrono fra le stanze. Non un rumore, non un pianto, neppure quello del bimbo in fondo al corridoio che stanotte pareva inconsolabile, nulla turba ora il riposo delle neo mamme.
La mia compagna di stanza è provata da un parto non facile. Riesce a stento a mettersi seduta e si muove al rallentatore. Tra le sue braccia, Simone: quattro capelli biondi su una testolina perfetta.
Che si tratta del suo primo figlio, me lo raccontano le sue mani dolcemente impacciate e i suoi occhi colmi di un amore mai conosciuto prima.
Su Simone, altri due occhi sono impegnati a prendere le misure della felicità. Contano e ricontano dieci dita delle mani e dieci dei piedini, pesano e ripesano i tre chili otto e settanta, inciampano sulle centotrentaquattro pieghe di quella pelle appena nata. Sono gli occhi del papà. Come quelli della mamma, sono spaccati da rughe che tradiscono un’attesa durata molto più di nove mesi.
I due neo genitori siedono sul letto, uno accanto all’altra.
“Riproviamo?” Chiede lei, sottovoce.
“Sì, ti aiuto.” Risponde lui.
Le mani grandi di lui sollevano Simone come fosse fatto di vento, e lo avvicinano al seno di lei.
Ed ecco che la testolina perfetta con i quattro capelli biondi si agita, muovendosi rapidamente da destra a sinistra, nel tentativo di afferrare qualcosa. Chi sa perché poi i neonati, quando hanno fame, fanno no no con la testa.
“Ahi!”
“Ti fa male?”
“Sì, è che non ho ancora capito qual è la posizione giusta.”
“Impareremo”.
Mi colpisce quel plurale.
Intanto, a Simone non interessa se la posizione è tutt’altro che da manuale. Con un morso ben assestato, si è guadagnato un capezzolo e ora ha smesso di agitarsi. Mentre lo nutre, lei ha un’espressione indescrivibile di doloroso appagamento, di meticolosa incertezza, di stremata felicità. E lui le resta accanto, senza mai distogliere lo sguardo curioso e interrogativo. Rido fra me e me, immaginando che sia intento stavolta a indovinare quanto peso prenderà suo figlio dopo quella poppata.
Mentre rubo questi momenti come una spettatrice senza biglietto, penso che quel gesto, per loro così nuovo, si compie da sempre. Penso che quelle emozioni, quelle paure e le mille domande che si stanno accumulando nella loro testa, sono state anche le mie. Sono di tutte.
Non c’è nulla di semplice, ora e qui. Non c’è poesia nella camicia da notte sgualcita abbandonata su quel corpo affaticato dal parto. Non c’è eleganza in quella postura storta e approssimativa di chi sta imparando a nutrire il proprio figlio. Ma quanta bellezza in questo istante, in questa stanza, nei miei occhi. Eppure è solo il frammento di una storia, è solo una storia fra milioni.
Simone, alzato nuovamente in volo, atterra fra le braccia di papà. La mamma si sistema i bottoni della camicia e torna a stendersi sul letto. Il padre sa di avere la sua prima missione ruttino da compiere: si alza in piedi e fa qualche passo, ondeggiando lentamente. La sua manona che si muove a tempo su quella schiena piccola piccola. La perfetta testolina bionda che spunta appena sopra la spalla.
C’è uno specchio nella stanza, a metà fra i due letti. Senza mai smettere di ondeggiare, l’uomo gli passa davanti, e lì si ferma, a misurarsi il figlio come fosse un cappotto.
Lo spio con la coda dell’occhio e par che dica:
“Quindi questi siamo io e te. Siamo bellissimi”.
(io e Bibi)
Nella Settimana Mondiale per l’Allattamento Materno, che in Italia si svolge dal 1 al 7 ottobre, Philips Avent supporta le mamme che scelgono di dare ai loro bambini il miglior inizio per la vita con la campagna di sensibilizzazione #feedingourfuture. Una campagna che ha l’obiettivo di stimolare il dialogo tra le mamme e il personale sanitario, per trovare soluzioni che aiutino le mamme ad allattare per tutto il tempo che desiderano.
Fino al 60% delle donne che allatta al seno smette prima di quanto vorrebbe. Le motivazioni sono diverse: alcune sperimentano problemi di suzione o di attaccamento del bambino che possono causare dolore o disagio durante l’allattamento. Altre credono di non produrre abbastanza latte. Altre ancora incontrano problemi medici o smettono per le difficoltà legate al rientro al lavoro.
Philips Avent è anche un partner premium della Fondazione Europea per la Cura dei Neonati (EFCNI), la prima organizzazione paneuropea a rappresentare gli interessi dei bambini pretermine, dei neonati e delle loro famiglie.
Questo post non è frutto di una collaborazione. Ho raccolto l’invito di Philips Avent a partecipare al dialogo su questo tema e ho scelto di raccontare questa storia fra mille. Tutte le mamme possono prendere parte a questa conversazione sulla pagina Facebook di Philips Avent e LinkedIn di Philips o utilizzando l’hashtag #feedingourfuture.
Io, naturalmente, sarò felice di leggere le vostre storie qui.
18 comments
Chiara
05/10/2016 atIl mio bimbo ha 1 anno, primo figlio. Purtroppo l’ho allattato solo per un mese ed il perchè me lo chiedo ancora. Mi faceva male, avevo le ragadi, ero nervosa per problemi familiari sorti poco dopo la sua nascita, gli ormoni, li stres, la stanchezza e mi sono arresa. Ancora oggi me ne pento. L’ho vissuto malissimo mi sono sentita una mamma cattiva. Sono consapevole del fatto che non allattare non significa essere una madre cattiva e non ho mai giudicato (tanto meno ora) chi anche solo per scelta non allattava. Ma io mi sento cosi, inferiore e spero di avere una seconda possibilità, un giorno poter allattare il più possibile se avró un altro bambino. Intanto ti faccio i complimenti perchè sei una Super Mamma!!
Ornella Sprizzi
08/10/2016 atTi ringrazio Chiara. Posso capire come ti senti, ma non sei assolutamente inferiore. Ti auguro di avere la tua seconda possibilità <3
Barbara
05/10/2016 atMi sono commossa ?
Ornella Sprizzi
08/10/2016 at🙂
Erika
05/10/2016 atCome sempre sei stata bravissima!
Mi hai fatto rivivere la nascita della mia bimba, nata 3 anni fa e mi hai fatto commuovere.
Grazie.
Ornella Sprizzi
08/10/2016 atGrazie Erika <3
Deborah Bolognesi
05/10/2016 atHo allattato e ho sofferto molto, ma sono stata tenace e insieme siamo arrivati a 11 mesi. Ho un atteggiamento rigido verso l’allattamento perchè ho ricordi dolorosi (non fisici ma mentali). Ma quest o tuo post mi ha fatto commuovere molto molto molto Ornella. Fra poco lo dovrò rifare e mi ricorderò della storia d’amore a tre di cui hai scritto.
Grazie di cuore.
Deborah
http://www.happilysurviving.com
Ornella Sprizzi
08/10/2016 atGrazie a te Deborah, per esserti fermata qui a raccoglierlo 🙂
Un abbraccio
Chiara
05/10/2016 atIo con entrambi non sono riuscita ad andare avanti per più di un mese. Con il primo forse per la paura , per la gente che diceva “Lo allanti?” etc, mi sono fatta prendere dal nervoso, e niente da fare, con il secondo ero piu tranquilla forse per aver acquisito maggior sicurezza ma anche li niente da fare, a sto giro, lui aveva fame, e io nn ne avevo abbastanza o non abbastanza nutriente…entrambi con doppie pesate.
Ho sempre pensato che la natura, ci ha predisposte in maniera diverse, siamo diverse come mamme, esser umani, sono diversi i figli…la cosa sicura, e che non siamo cattive o non amiamo i nostri figli.
Grazie Mamma matta!
Ornella Sprizzi
08/10/2016 atSiamo tutte mamme ma persone uniche che hanno messo al mondo bambini unici. Ciascuna di noi ha la sua storia. Hai centrato proprio il senso del mio racconto 🙂 Grazie Chiara
Alberica
05/10/2016 atIo sono la mamma di Giosuè, 10 mesi e mezzo. Mangione, goloso sia di latte che di tutto. Sassi compresi.
È arrivato nella nostra vita sorprendendoci. Noi che si viveva ancora lontani, senza certezze ma con tanto Amore e pronti a tutto. Lui minuscolo e dolce ha ciucciato da subito. Ancora lì in sala parto, quando ancora non avevo realizzato che era il mio bambino. Ho avuto giornate da passare sotto la doccia calda per far sciogliere i grumi e altre doloranti, sempre da quel povero seno sinistro. Oggi con due denti mi becco qualche morsicata che mi fa saltare dal divano. Ma era tutto così naturale, così bello, così normale che non mi sono mai domandata nulla. È tutto ancora così bello. Tra la colazione ciucciata e un cous cous con verdurine per pranzo. Tutti gesti d’Amore che non sono mai stati pensati, solo azione nella nostra vita. Noi siamo così, io sono così e mi rendo conto solo ora che forse è una fortuna.
Un bacio ai bimbimatti e a te.
Alberica
Ornella Sprizzi
08/10/2016 at“Tutti gesti d’Amore che non sono mai stati pensati, solo azione nella nostra vita.” Che meraviglia. Grazie Alberica.
Melania
05/10/2016 atLa più bella favola della buonanotte mai letta in vita mia.Grazie.
Ornella Sprizzi
08/10/2016 atgrazie a te.
Stefania
07/10/2016 atLe lacrime mi rigano ancora le guance, post appena letto ed un esplosione di emozioni incredibile. . 8 mesi fa le stesse paure, le stesse pieghe su quel piccolo corpicino, le stesse manone di papà a stringerlo, è sempre bello rivivere quel momento. Ho allattato solo 3 mesi ma ho avuto un esperienza meravigliosa con tutte le ostetriche che ho incontrato, prima in ospedale il dolce aiuto delle prime volte, gli sguardi e le carezze di intesa e approvazione, poi divisi troppo presto per uno scricciolo così piccolo e la terza e quarta notte dal parto nessuno ha preso il latte dal mio seno, che non ha mai iniziato a produrre la giusta quantità di latte.. ma io dovevo essere il nutrimento per mio figlio, quindi durante settimane di doppie pesate, scalda biberon e latte artificiale sono stata seguita da quegli angeli dell’ambulatorio latte e coccole che con il loro aiuto mi hanno fatto superare due ingorghi e diversi principi di ragadi, ma soprattutto mi hanno permesso di ridurre sempre di più la quantità di latte artificiale ed arrivare al terzo mese di Ale con un allattamento esclusivo al seno. Una soddisfazione, una conquista dopo mesi di inadeguatezza, insicurezza ma sempre speranza e positività.
Poi dopo pochi giorni un dolore forse più forte di quello del parto, un ricovero di urgenza ed una diagnosi di colica biliare in corso, con un quadro di pancreatite non da sottovalutare, “signorina dobbiamo ricoverarla immediatamente, e far passare l’infezione per poi operarla. La strada che le consiglio è partire subito con una terapia antibiotica per poi procedere all’intervento, in questo modo sarà necessario sospendere per sempre l’allattamento al seno, così facendo in una settimana sarà di nuovo a casa da suo figlio, altrimenti possiamo provare una terapia meno invasiva, ma i tempi di recupero e disponibilità per l’intervento sono molto più lunghi”.
Non avevo tempo per scegliere, un quadro clinico non bello, un cuore spezzato dopo quel saluto veloce in macchina, nel parcheggio dell’ospedale, lui che dormiva nell’ovetto ed io che credevo lo avrei rivisto dopo poche ore.
Decido che Alessandro ha bisogno della sua mamma ed il prima possibile, quindi scelgo di abbattere l’infezione con gli antibiotici, che tornerò da lui più forte di prima ed il prima possibile.
Contatto l’ostetrica che ha accolto Alessandro nel mondo, siamo rimaste in contatto, è nata durante quelle ore intense una affinità incredibile, lei mi dice che nulla è perduto, di continuare a tirare il latte, farmi dare l’elenco completo dei farmaci somministrati e e che al rientro avrei chiamato il Mario Negri per verificare dopo quanti giorni Ale si sarebbe potuto nutrire nuovamente al mio seno. In ospedale trovo massima collaborazione anche in reparti in cui forse non vedono spesso neomamme, così in medicina mi procurano subito un tiralatte e successivamente in chirurgia mi preparano accuratamente l’elenco di tutta la terapia somministrata, così da poterne verificare la compatibilità con l’allattamento.
Dopo 7 giorni di vuoto, incontri di un ora la sera nell’atrio dell’ospedale, sguardi fugaci di un piccolo uomo di appena 3 mesi che mi dimostrava di sentirsi abbandonato, che non mi guardava in faccia e rispondeva ai miei sorrisi ed i miei sguardo puntando gli occhioni neri su tutto quello che non era la sua mamma, “è normale”, mi dicevano. “lui pensa che lo hai abbandonato ed è offeso”.. non ti ho abbandonato amore mio, torno da te più forte di prima e non mi allontano più.
7 lunghi lunghissimi giorni, superati con la vicinanza di una mamma che non ha fatto in tempo a rendersi conto di essere diventata nonna che la maternità l’ha riportata in un balzo indietro 30 anni, il mio bisogno di lei, il consolare le mie lacrime mentre scendevano incontrollabili anche dai suoi occhi.
Rientrata a casa chiamo il numero verde e mi comunicano che dopo 3 giorni posso riprendere l’allattamento,
Ci mettiamo sul divano, un grande cuscino sulla mia pancia che porta ancora ferite fresche di intervento chirurgico, quella bocchina perfetta verso il mio seno, lui che riprende la sezione come se fossero passate poche ore dalla poppata presente.
Per qualche giorno ci proviamo, insisto nell’attaccarlo ad ogni ora, il latte tornerà mi dico, ma sono passati troppi giorni, troppi farmaci e forse troppa paura e pian piano sento i seni che non si riempiono più come una volta, vedo Alessandro dimenarsi dopo pochi minuti attaccato a me, alla ricerca di quel biberon che per un intera settimana è stato la sua unica fonte di nutrimento e così abbandono l’allattamento, con la consapevolezza di averlo amato, coltivato e voluto intensamente fino all’ultima goccia.
Non mi sono mai sentita meno mamma, credo come ho detto in un mio recente post che sia possibile avere momenti di immensa intimità e attaccamento fisico anche senza la suzione al seno, ma resta una delle esperienze più belle della mia vita, che spero di poter ripetere, mai dire mai.
Grazie per avermi ricatapultato in quella notte, in quelle settimane, in quei momenti, sicuramente mi sono dilungata troppo, ma avevo bisogno di lasciar andare le parole. Mhuá
Ornella Sprizzi
08/10/2016 atGrazie a te Stefy per questo racconto bellissimo.
Alessandra Partescano
09/10/2016 atQuante emozioni in questo racconto Cara Ornella, quanti ricordi e quante paure, hai ragione, le stesse di tutte.
Mentre il mio (secondo) pancino cresce mi domando nuovamente se riuscirò in questa grande impresa chiamata allattamento, come per la prima volta ci metterò tutto il mio Amore!
Un bacio grande
nb: tu e Bibi siete stupende <3
Alessandra
http://www.ilbellodiesseremamma.it
Mara B.
26/12/2019 atUn’immensa commozione nel leggere le tue parole. Parole che hanno trovato il riflesso dei miei ricordi nellenlacrime di gioia che ora rigano il mio volto. Sai sempre qual è il colore che più si addice ad ognuna di noi. Le stesse parole legano così tante persone, così tanti ricordi, così tanto amore. Grazie. E complimenti. E congratulazioni per il nuovo arrivato ❤️