Mamme sotto la pioggia

Mamme sotto la pioggia

Sono appena rientrata dopo aver accompagnato i bambini a scuola. Ho ancora i jeans bagnati e i capelli spettinati per la pioggia, ma mentre tornavo mi è venuta in mente una cosa e ho voglia di scriverla in un altro post improvvisato del venerdì.

Stamattina ho accompagnato io i bambini, perché a Roma c’è sciopero dei trasporti pubblici, e se vivi in questa città sai che, se vuoi arrivare in ufficio in un giorno di pioggia, devi alzarti 7 ore prima o non andare a dormire affatto, noleggiare una barca e sacrificare una lontra del Tevere per scongiurare l’ira degli dei e dei tassisti. Essendo mio marito impegnato in questo rituale, si è dimenticato di dirmi che proprio non riusciva ad accompagnarli lui e che, anzi, gli dovevo pure stirare una camicia prima di uscire.

Non so come, ma alle 8 avevo fatto il miracolo: io e i bambini eravamo pronti e anche presentabili.

Gabri come sempre molla il ciuccio vicino alla porta e saluta il suo inseparabile asinello di pezza. Si ritroveranno alle 4, quando lui esclamerà, con il ciuccio di nuovo in bocca e la voce piena di amore: “Gnello!”.

Ale è felice perché oggi piove e può indossare gli stivaletti rossi di gomma e prendere l’ombrello con le orecchie di volpe. Tutto sua madreombrello volpe

Il portone di casa affaccia su una stradina stretta a senso unico, dove non passano molte macchine. Invece la strada principale deve essere stata una pista di Formula Uno un tempo, altrimenti non mi spiego perché le auto sfreccino a150 km/h con un limite di 40.

Mentre tento di tenere in braccio Gabri e contemporaneamente reggere un ombrello, uno zainetto e due borse, Ale si sta già pericolosamente avviando verso la strada, totalmente sordo ai miei “rallenta”, “aspetta”, “stai attento che ci sono le macchine”.

Si ferma solo una volta raggiunto il ciglio della strada, e mentre io gli afferro terrorizzata la mano per trattenerlo, ecco che arriva un’auto a tutta velocità che solleva un’onda anomala di 2 metri che ci copre tutti e tre.

Poi una folata di vento mi rovescia l’ombrello, che comunque ètotalmente inutile quando piove orizzontale, e un’altra auto da corsa, alla vista di questa madre scarmigliata, con l’ombrello capovolto, un figlio di 14 kg in braccio che le tira i capelli e un altro che salta nelle pozzanghere, è evidentemente mossa da pietà e si ferma per farci attraversare.

Per caricare due figli in auto e bloccarli nei seggiolini è necessario prima sedarli. Ma se come me siete contrarie alle droghe pesanti, impiegherete più tempo a terminare questa operazione che a raggiungere la vostra destinazione. Qualunque essa sia.

5 minuti ci vogliono, per raggiungere il nido di Gabri. Lui oggi si è fissato che vuole la manina di Ale, e Ale ovviamente non gliela vuole dare. Così sono 5 minuti di urla.

La pioggia mi dà tregua, scarico il primo figlio al nido come un pacco urgente senza particolari problemi, e mi avvio con il secondo pacco verso la scuola materna.

Il cielo si sta aprendo ma c’è ancora un forte vento. Attraversiamo il cancello della scuola e davanti a me c’è un gruppetto di mamme altrettanto trafelate con i loro bimbi, tutti con gli stivaletti di gomma. E tutti indugiano su ogni piccola pozzanghera che incontrano.

Prima di entrare, sfilo gli stivaletti di gomma ad Ale e tiro fuori le scarpe di ricambio. Lui non ne vuol sapere di toglierli, e attacca una lagna.

“Pecché li debo togliele”?

“Perché sono per la pioggia, e in classe non piove”

“Non boglio”.

“Ma sono tutti bagnati Ale”.

“Si asciugano”.

“Ma ti diventano i piedi come due patate lesse amore”.

“Nevvero.”

“Dai guarda, sono le scarpe nuove!”.

Abbiamo comprato un altro paio di scarpe, perché casualmente da quando è iniziata la scuola le altre gli danno fastidio. Non sono piccole, non sono strette, dopo cinque minuti che le ha indossate dimentica ogni fastidio. Ma mettere le scarpe la mattina è diventato un calvario.

Ora Ale non sa che io so e anche voi sapete che è solo il suo modo di rallentare il momento del distacco e comunicarmi che lui è un po’ spaventato di affrontare il mondo tutto solo senza mamma e papà. Ma mai prendere il problema di petto. Fingiamo quindi che sia davvero tutta colpa delle scarpe.

Quelle nuove “banno meglio”. Ce l’abbiamo fatta.

Saluto le maestre, dò un bacio a Polpi che prima di entrare tentenna un secondo. Affonda il viso nella mia felpa, poi alza lo sguardo e con l’espressione più potente che io conosca mi dice: “Manchi tanto mamma”.

Un minuto dopo sono fuori, fingendo che quella lacrima che si affaccia sia colpa del vento. Alzo lo sguardo per trattenerla, e tra i nuvoloni grigi c’è un mega arcobaleno.

E allora eccola, la cosa che vi volevo scrivere.

Non è forse così la vita di una mamma? Che ogni giorno sfidi le tempeste, ti si rovesciano gli ombrelli, combatti con le scarpe piccole, corri controvento. Quelle cose che quando le racconti ad alta voce, magari per sfogarti, magari a chi non è mamma, un po’ ti dici “ma chi me l’ha fatta fare”.

Ma poi ci sono quei momenti. Quelli dell’arcobaleno.

E tutto acquista un senso.

arcobaleno3

12 comments

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  1. Roberta

    02/10/2015 at

    Oddio che bisogno di questo post che avevo!!!!!
    Arrivi davvero come un arcobaleno a rasserenare questa mattinata di m……

    Un abbraccio e beviamoci l’ennesimo caffè dopo l’ennesima notte in quasi bianco.

  2. Chiara

    02/10/2015 at

    Lacrimoni…con la nana di quasi 7 mesi in braccio che a suo modo mi cerca e mi comunica il suo amore…ma quanto è bello essere mamma? ❤️❤️❤️

  3. Chiara

    02/10/2015 at

    Mamma matta, Quant’è vero!! Mi sono scese due lacrimucce tipo quella della foto dell’arcobaleno…
    Sono in un momento in cui inizio a rendermi conto che il bimbo matto “grande” 6 anni…cresce e la sua mamma deve iniziare a capire che non potrà sempre proteggerlo, deve starlo a guardare e vegliare in silenzio e da lontano…mi chiedo sempre se sarò capace? chi me l’ha fatto fare? Ma alla fine si cresce assieme…e dopo appare un bellissimo e meraviglioso arcobaleno.

  4. Vale

    02/10/2015 at

    Questo post è adorabile! Grazie!

  5. Angela

    02/10/2015 at

    È un post bellissimo. Spontaneo e dolcissimo mamma mia

  6. Ilary

    03/10/2015 at

    Questo post è di una dolcezza infinita, e in grado con poche parole, come altre volte sei già riuscita a fare, di farmi sentire una mamma più umana e meno “sbagliata”.
    Leggerti è sempre più un piacere.
    Complimenti davvero 🙂

  7. Giulia

    07/10/2015 at

    Si è davvero così…ammetto che “chi me l’ha fatto fare” ultimamente ricorre spesso nei miei dialoghi con lo specchio. Poi arriva sempre l’arcobaleno!

    Buona giornata

  8. Giulia

    07/10/2015 at

    Ciao Mammamatta! Io non sono mamma, forse solo un po’ matta, ma ti seguo e ti leggo da tempo, mi piaci perché sei una donna normale, ma hai una grinta e un’energia fuori dal comune, un bell’esempio 🙂 Che poi forse sono così proprio le mamme.. O forse non tutte. Questo post mi ha strappato un sorrisone e una lacrimuccia, dolcissimo e brillante allo stesso tempo! Brava! Belle idee, bella testa, bella persona 🙂

  9. Grazia

    09/10/2015 at

    È proprio vero, l’arcobaleno arriva sempre.
    Anch’io corro sempre e molto spesso ho sulle spalle tutto io (in quanto mio marito viaggia sempre), arrivò distrutta a volte, e’ vero, ma poi penso che ne è valsa la pena.

  10. Mariannisdima

    03/10/2016 at

    Brava mamma. Vero vero. Delizioso leggerlo e gustarselo ogni giorno.:)

  11. Rosa

    06/11/2017 at

    hahahah fantastico post! proprio quello che mi ci voleva, stamani è stata veramente dura ma ce l ho fatta!!! ho portato i miei bimbi a scuola, due scuole diverse ovviamente, uno va al nido e uno alla materna! dopo questa mattina posso sfidare qualsiasi cosa, ciao mamme!

Mi interessa sapere cosa ne pensi!

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